JU – JITSU

La storia delle Arti Marziali in genere e la storia del Giappone, nei suoi aspetti filosofici, religiosi e sociali, sono tra loro inscindibili. Il medio evo giapponese, prolungandosi per oltre 300 anni rispetto allo stesso periodo occidentale, ha determinato in modo profondo l’evoluzione storica di tutti quegli elementi che contribuiscono alla storiografia delle discipline di combattimento, anche se possiamo trovare nei secoli le stesse leggi storiche che hanno determinato le evoluzioni delle società e dei popoli. Il BUSHI( Samurai) deve essere considerato non solo l’artefice della storia della lotta a mani nude o con le armi, ma il personaggio chiave della società giapponese sia durante il periodo della sua diretta influenza sulla vita politica, che in seguito dopo l’apertura del paese all’Occidente. Verso la fine del 1800 infatti ne vediamo la trasformazione immediata , l’adattamento quindi alla nuova società. Il Samurai si trasforma in uomo d’affari ed ancora oggi grandi famiglie industriali sono la diretta discendenza di quegli antichi uomini d’armi. Le Arti Marziali giapponesi presentano quindi due fondamentali caratteristiche al confronto con le altre tecniche di lotta conosciute: la prima e’ nella durata del medio evo e la seconda e’ che queste arti o tecniche sono passate senza soluzione di continuità’, dalla fase di utilizzazione pratica nella vita quotidiana del popolo a quella di disciplina sportiva nel volgere degli ultimi 100 anni. Per comprenderle meglio, ci si dovrà’ dunque rifare alla storia del Giappone, facendo particolare riferimento alle varie tecniche di combattimento. Distinguiamo i seguenti periodi storici:

  • CHIKARA KURABE NO JIDAI (eta del ferro e del bronzo)
  • SUMAI NO JIDAI (eta del Sumo 710-1185)
  • YOROI KUMIUCHI NO JIDAI (eta del combattimento con l’armatura 1192-1573)
  • JU JITSU NO JIDAI (eta del ju jitsu 1574-1867)
  • JUDO NO JIDAI (eta del judo dal 1868).

Il periodo Chikara Kurabe e’ visto come l’introduzione a qualsiasi racconto storico o fantastico in cui si voglia far spiccare cio’ che di più’ innaturale vi e’ nella storia dell’uomo.
Nel lunghissimo periodo del Sumai No Jidai l’arte della lotta sembra avere subito un’evoluzione che l’ha portata da una fase di combattimento primitivo e cruento ad una vera e propria cerimonia. I combattimenti di Sumo ancora oggi, hanno inizio con il rito dell’acqua e si concludono con quello dell’arco. Tutte le opere della storia o della fantasia giapponese non trascurano di citare l’incontro che avvenne intorno al 70
d.C. tra una guardia imperiale ed un pretendente al trono.
L’incontro non aveva alcuna regola tanto che sopravvisse solo la guardia imperiale che dopo aver sollevato in aria il suo avversario gli spezzo’ le reni scaraventandolo al suolo….
L’importanza del duello era tale che il villaggio dove si svolse prese il nome di “villaggio delle reni spezzate”. In quel periodo furono gettate le prime basi per una codificazione che ritroviamo ancora nel Sumo moderno.Con il passare del tempo, il Sumo,aumento’ la sua influenza nella vita del Giappone, tanto che troviamo addirittura dei combattimenti effettuati tra fratelli per il trono imperiale.Oltre all’aspetto ludico e spettacolare si sviluppa anche una linea legata al settore militare; difatti la lotta viene usata per selezionare gli uomini della Guardia Imperiale. In seguito i Bushidan, famiglie di guerrieri, acquisirono sempre un maggior peso politico sostenendo i vari signori delle provincie per il controllo del territorio. Questa classe che nel corso del X secolo basava la sua forza sulla propria condizione militare, altro non era che il preludio a quella che sara’ la classe samuraica.Servire era il codice d’onore del Samurai ed in effetti il termine significa: colui che serve . In questo periodo, sui campi di battaglia, i Samurai combattono a mani nude e con armi bianche.
Il Sumo non e’ dimenticato, ma al contrario ha assunto un ruolo di spettacolo e di cerimonia riversando la sua esperienza nel combattimento reale.Essendo ancora lontana l’epoca delle armi da fuoco, si affinano le lavorazioni delle armi bianche, in speciale modo della spada, la Katana, sia dal punto di vista del combattimento che dall’aspetto esteriore ed i protagonisti dei duelli e delle battaglie esibiscono la loro bravura nell’utilizzo di quest’arma. E’ anche il periodo delle armature e di stili diversi di Arti marziali adattate al tipo di vestito ed alle armi utilizzate.Questi stili diversi sono il primo passo verso l’origine del Ju Jitsu prima e delle altre Arti Marziali poi.Verso il 1500 con una sistemazione interna del Giappone e lo spostamento della capitale ad ECO, l’attuale Tokio,si ha la promulgazione del BUKE-SHOHATTO (Leggi delle case militari).Da questo momento,con il massimo potere della società’ militare giapponese, vi e’ una fioritura di scuole di arti marziali che risulterà’ essere determinante per il loro sviluppo.
Tutte le scuole sorte in questo periodo non differiscono molto tra di loro nella sostanza, in quanto si tratta essenzialmente di JU JITSU nel significato più’ completo del termine, ma soprattutto nella specializzazione o meno delle armi o nelle caratteristiche specifiche del suo Maestro.

Esistono difatti scuole che privilegiano il combattimento con la spada lunga o corta, KATANA E WAKIZASHI, tanto che lo IAI, tecnica di estrazione della spada, e’ ancora oggi un’arte raffinatissima, cosi’ come esistono scuole che privilegiano gli atemi o le tecniche di proiezione. Due pero’ sono le caratteristiche negative che saranno in seguito fondamentali nella perdita di popolarità’ del Ju Jitsu:

  • la mancanza quasi assoluta di testi tecnici poiche’ la filosofia, la storia e le tecniche venivano tramandate verbalmente dal Maestro ai suoi discepoli
  • la pericolosità’ della pratica in quanto l’incolumità’ del combattente non era tenuta in gran conto se non talvolta in allenamento e/o in dimostrazione.

Quasi concordemente i maestri delle varie scuole definiscono le arti da loro insegnate come discipline di avanzamento morale, atte a favorire l’integrità’ di chi le pratica. Solo verso la fine del XVIII secolo si ha una parziale codificazione dei contenuti tecnici del JU JITSU, anche in concomitanza con la grande diffusione delle scuole in tutto il Giappone. Il XX secolo vede il progressivo declino di quest’arte, soprattutto per l’aspetto cruento che lo identifica ed anche perche’ essendo suddiviso in innumerevoli scuole e stili, non riesce a rinnovarsi in base alle esigenze di una societa’ che sta cambiando vorticosamente. Dopo molti anni di decadenza il ju jitsu mondiale ha avuto un nuovo moto di vitalita’ dopo il secondo dopoguerra soprattutto grazie a Maestri che hanno avuto il merito di codificare in modo preciso e sistematico i vari stili praticati fino alla fine del 1800 e successivamente parzialmente abbandonati e/o surclassati dalle nuove arti marziali che sono state create proprio dalle basi del Ju jitsu e cioè’ judo,aikido,karate.

In Italia il Maestro riconosciuto come artefice del Ju Jitsu nel nostro paese e’ sicuramente il M° GINO BIANCHI.

Dopo aver appreso le Arti Marziali durante la 2° Guerra Mondiale inizia a praticare Ju Jitsu dal 1946 a Genova ampliando via via il sua raggio d’azione a tutta la Liguria.Studia , perfezione ed infine ufficializza il proprio stile suddiviso in 5 settori ognuno indirizzato verso uno specifico sviluppo della difesa personale. Prosegue nell’insegnamento fino alla sua morte addestrando molti insegnanti che aprendo a loro volta delle palestre in tutta Italia hanno fatto si’ che lo stile Gino Bianchi sia attualmente lo stile di ju jitsu più’ praticato in Italia. La storia del Ju Jitsu Italiano ha avuto un grande sviluppo sotto la FIKTEDA , Federazione che racchiudeva in se’ tutte le Arti Marziali ad esclusione del Judo.
Quando nel 1985/1986 la FIKTEDA viene sciolta per motivi politici si creava una scissione del ju jitsu italiano con la conseguente nascita di molti gruppi più’ e meno piccoli con il conseguentemente impoverimento del proprio Status di Arte marziale.

Attualmente la FIJLKAM ha raggruppato al suo interno la maggior parte delle ASD di Ju Jitsu pur persistendo un notevole  frazionamento del ju jitsu sul territorio  italiano .